Autore: Patrizia Gorzanelli
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9 giugno 2020
Se ti chiudono in casa all'inizio di marzo perchè là fuori si aggira un nemico subdolo che si sposta utilizzando il tuo respiro come rampa di lancio; se hai la fortuna di vivere ai confini del mondo abitato, là dove bastano pochi passi ed è aperta campagna e hai lo "sbatto" di alzarti presto presto, quando appena lo scuro si fa sempre più chiaro, puoi camminare a lungo senza incontrare traccia dei tuoi "pericolosi" simili ed entrare in una natura consueta e addomesticata, ma forse per questo solo lontano ricordo. Un topino di campagna! Una lepre! Diverse Lepri! Decine di fagiani! Ohhh! Che paradiso sarebbe stato per i cacciatori che popolavano il mondo della tua infanzia. Un fagiano che non scappa...prodotto rincoglionito dei moderni allevamenti!? Mah!? E quel campo di grano che ancora sembra un semplice prato all'inglese. GLi steli di grano fanciulli che sembrano steli di anonima erba.. La guazza mattutina potenzia gli odori, anche l'odore di quel grano bambino e ti sovvien non l'eterno, ma quell'odore che come tanti altri hai archiviato nei tuoi ricordi d'infanzia. L'odore di un campo di grano che cresce. Un odore che cambierà via via che quegli anonimi steli verdi crescendo riveleranno la loro vera identità cambiando forma e colore.. Giorno dopo giorno, centimetro dopo centimetro, dal verde al giallo, da profumo a profumo.... ho visto crescere il grano.